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Theobroma, il Cibo degli Dei: come il cioccolato diventò dolce

in News ed Eventi - il 07 Aprile 2020

 

Cacahuatl, così gli antichi Maya chiamarono una pianta dell’America Centrale i cui semi, una volta abbrustoliti, sbucciati, frantumati e ridotti in polvere venivano bolliti in acqua caldissima insieme a pepe, peperoncino e zenzero. La bevanda che ne risultava, dal sapore aspro e pungente, era caratterizzata da proprietà energetiche e rivitalizzanti e veniva consumata fredda dai sacerdoti durante i riti religiosi.

La bevanda, chiamata xocolatl, veniva offerta agli dèi: da qui, ecco perché lo conosciamo come theobroma che significa, appunto, Cibo degli Dèi.

Il cacao era quindi un elemento sociale a tutti gli effetti, usato anche come preziosa moneta di scambio.

La cioccolata arrivò in Europa per mano del condottiero spagnolo Hernan Cortès, ma fu accolta solo a patto di essere ammorbidita e addolcita: le spezie forti della amarissima bevanda furono così sostituite da aromi più delicati come vaniglia, muschio ambra.

Lo zucchero fu il vero protagonista della trasformazione del sapore della bevanda. Per lungo tempo rimase un cibo di élite, a cui solo gli aristocratici avevano accesso e diventò quasi un simbolo della cultura borghese.

Pian piano, diventò un prodotto accessibile anche alle masse e attorno alla materia prima fiorirono esperimenti di vario genere, possibili grazie alla larga diffusione del prodotto soprattutto nel corso del XIV secolo ed in seguito alla rivoluzione industriale.

Ecco che lo ritroviamo in diverse preparazioni miscelato sempre più spesso con altri ingredienti: frutta, frutta secca, aromi e canditi.

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